Nell’animazione steroscopica 3D, che fa parte del ciclo Zone Fuori Controllo, le forme entropiche contro cui s’infrangono le onde della tempesta, si relazionano alla dimensione precaria dell’esistenza in una visione che va oltre il piano fisico. Si tratta di un lavoro nel quale la scultura e l’architettura s’integrano con le immagini video creando un contesto immersivo dove i linguaggi dell’arte raggiungono una rinnovata sintesi.
Zone Fuori Controllo
Il ciclo di animazioni stereoscopiche 3D Zone Fuori Controllo di cui fanno parte Waterproof, Crystal Growth, Rompere le acque e Fire Flows, è dedicato a problematiche particolarmente attuali quali le catastrofi naturali e i disordini ecologici. Sono ipotesi di paesaggio che consentono un viaggio simulato e imprevedibile tra le onde di una tempesta, gli spazi misteriosi di una grotta, le colate laviche di un vulcano e la collisione di mastodontici iceberg. Tutto si connette con lo sguardo turbato dello spettatore che si trova di fronte alla vertigine dell’immagine, sempre in bilico tra sublime e terrificante nella percezione di un naturalismo che è solo apparente. Il tema del sublime, di tradizione settecentesca, rappresenta per me un elemento d’ispirazione e l’intero ciclo si pone come un omaggio ai grandi protagonisti della pittura romantica come Caspar David Friedrich o William Turner. Le forme create e modellate con la tecnica digitale del 3D appaiono come sculture virtuali che prendono spunto da immagini nanomolecolari viste per mezzo di potentissimi microscopi elettronici. Ogni elemento si determina attraverso una rinnovata percezione visiva: in un grammo di materia si può immaginare siano contenute le forme e le energie dell’universo e questo apre uno scenario estetico nuovo, caratterizzato da una molteplicità di approcci, che vanno incontro ad un reale spesso solo immaginato dalla nostra memoria. La visione stereoscopica 3D dilata gli aspetti enigmatici e ambigui delle forme e ci mette a confronto con quel perturbante estetico che minaccia la coerenza delle nostre sintesi percettive. E’ una visione che investe interamente il corpo di chi osserva permettendogli un viaggio immersivo ed emozionale nell’universo che appare in tutta la sua dirompente energia. Nel mio lavoro non manca, poi, una denuncia sui rischi dell’ecosistema devastato da una civiltà irresponsabile. Ciò che traspare dal volto contemporaneo della catastrofe non è soltanto la violenza che scaturisce dall’energia della natura, ma la presunzione dell’individuo, convinto di poter gestire i destini dell’universo. A ben vedere, l’apparente dominio sugli elementi naturali ha avuto come conseguenza l’espandersi senza limiti delle zone fuori controllo.