Il lavoro della serie The Growing Garden, realizzato con la tecnica dello screen painting nasce dal senso di meraviglia arrecato dal poter accedere, attraverso potenti microscopi elettronici, al mondo segreto. La natura non è solo physis natura, è anche kosmos, ordine: viviamo in una dimensione che ha un suo ordine intrinseco, che le permette di fiorire e di rigenerarsi. Queste trame vitali e delicate trasmettono un senso di precaria bellezza e ricordano l’intreccio dei rami in un prezioso giardino. Ho voluto, poi, inserire sui rami gli uccelli del paradiso. Alcuni sono dipinti, mentre altri, in movimento, sono realizzati in computer grafica in modo che le due dimensioni si sovrappongano e si confondano mettendo continuamento in dubbio la nostra percezione.
The Growing Garden
Ho realizzato una serie di opere che appartengono al progetto The Growing Garden, poiché attraverso il nanomondo sono entrata in contatto con una serie di immagini del tutto inedite, ottenute mediante i più potenti microscopi ottici, che mi hanno evocato paesaggi ambigui, luoghi stranianti che rammentano il reale nella sua frammentazione.
Proseguendo su una linea di ricerca che avevo intrapreso nel 1983 con In Corporea Mente, mi sono interrogata sulla trasformazione delle forme, sul loro rincorrersi dal microcosmo al macrocosmo. La struttura ramificata di un minerale, per esempio, è simile per forma e processo di aggregazione alla regione periferica di un neurone o alla struttura atomica di alcuni polimeri o, ancora, alla conformazione di un albero o di un corallo. Mi sono, quindi, addentrata, attraverso queste immagini scientifiche, attraverso boschi e pulviscoli meravigliosi che ho voluto rielaborare in 3D animando, ciascuna di esse, con una serie di creature tratte dal mondo animale o vegetale che ho dipinto direttamente sullo schermo o sulla tela, moltiplicando l’immagine come fosse un rituale zen. Il paradosso consiste nel fatto che l’immagine pittorica è portatrice di un’unicità e, quindi, di un DNA differente per ciascuna. Se attraverso l’autoreplicazione (potente promessa della nanotecnologia), le cellule costruiscono copie di sé stesse abolendo la diversità, io ho voluto seguire il procedimento opposto: attraverso ciò che è apparentemente uguale ho cercato di rianimare le differenze