Le fate sono creature nate e cresciute nell’immaginario umano, sono esseri eterei e impalpabili che si annidano nell’intercapedine tra mente e natura. Le leggende ne descrivono la bellezza, la levità e il mistero ma dietro a queste virtù, spesso, si nasconde un lato più oscuro: una segreta deformità (uno zoccolo caprino o una coda d’asino nascosti sotto gli abiti), o una celata malvagità (gelosie, vendette e persino rapimenti di bimbi altrui sostituiti con i figli orchi). Ho interpretato la fata come creatura dell’inconscio, pronta ad offrire magici doni ma al tempo stesso capace di esercitare un’implacabile forza distruttiva.
Ho notato come, spesso, le leggende affiancano alle fate il simbolo del cerchio. Se si entra nel cerchio delle fate, si viene rapiti e trascinati per sempre in un luogo segreto; sul prato dove danzano la notte crescono al mattino, in circolo, fiori e funghi. Bisogna, poi, ricordare che il dono più ricorrente di una fata è una cintura che può annientare chi l’indossa. Insomma, il regno delle fate si dimostra inaccessibile e misterioso per chi lo contempla dai suoi margini e per colui che vi si inoltra può essere un passaggio senza ritorno.
Nel mio lavoro ho voluto evocare la presenza delle fate attraverso un percorso circolare che ne ribadisce l’enigma. Ho scelto 24 località in Valle d’Aosta in cui le leggende narrano, l’apparizione di una fata e in ognuno di questi luoghi ho installato un leggio che sorregge uno spartito musicale. I leggii sono in ferro, mentre gli spartiti in marmo bianco. Ognuno di questi spartiti riporta un brano dell’opera musicale appositamente scritto dal maestro compositore Armando Prioglio di Torino. Riunendo i 24 brani è possibile ricostruire l’intera opera. La composizione musicale è stata eseguita al flauto, in occasione della mostra al Forte di Bard di Aosta, da Giovanni Miszczyszyn.
PROGETTI
Il Silenzio delle Fate
1990