Giuliana Cunéaz New Media Artist

BIOGRAFIA

Giuliana Cunéaz

Giuliana Cunéaz nata ad Aosta nel 1959 vive e lavora a Milano. Diplomata all’Accademia Belle Arti di Torino utilizza tutti i media artistici, dalla videoinstallazione alla scultura, dalla fotografia alla pittura sino agli schermi dipinti.

Nel 2021 è entrata a far parte della Collezione Quirinale Contemporaneo.

Dall’inizio degli anni Novanta inizia un’indagine dove la ricerca plastica si coniuga con le sperimentazioni video. I primi lavori denotano una personale rielaborazione dei linguaggi minimalisti e di quelli legati all’arte povera.
Nel 1990 realizza Il silenzio delle fate, un’installazione collocata in Valle d’Aosta caratterizzata da 24 leggii musicali in ferro con uno spartito in marmo. Su ciascuno viene proposta una parte di una composizione musicale la cui unitarietà risulta solo dalla somma dei singoli elementi. Ciascun leggio, tuttavia, ha un destino autonomo ed è stato collocato in un luogo caratterizzato dalla memoria di una leggenda sulle fate. L’opera d’arte, dunque, si presentava già allora come una moltitudine complessa, filo rosso di tutta la produzione successiva.
Nel 1991 realizza Lucciole, la sua prima installazione video con gli schermi che ripropongono l’immagine fissa dello spazio celato sotto il televisore. Il 1993 è l’anno di In Corporea Mente, un lavoro plastico che trae origine da una ricerca attorno al corpo immaginato che si pone come superamento in chiave emozionale della ricerca legata alla Body Art. Gillo Dorfles giudica quest’opera “messaggera d’una nuova e in buona parte inedita presa di coscienza circa il destino dell’arte visiva ai nostri giorni e forse in quello d’un prossimo futuro”.
La ricerca sul corpo immaginato prosegue negli anni successivi con Sub Rosa (1995-1996) che la porta a realizzare tre videosculture Corpus in FabulaBiancaneve e Pneuma dove le strutture in perspex bianche e trasparenti, quasi eteree, contengono al loro interno immagini realistiche di sangue e carne tratte da operazioni chirurgiche sul cuore. La scultura, insomma, assume un aspetto ambivalente tra la presenza favolistica del corpo (non mancano riferimenti all’opera di Gustav Klimt) e la sua concretezza fisica.
Nel 1998 con L’Offrande du Coeur e con Il Cervello nella Vasca (1998-2000) Giuliana Cunéaz affronta il tema della complessità, una delle questioni cruciali della sua ricerca. L’artista s’interroga sul processo creativo e sul suo sviluppo spezzando l’unitarietà dell’opera intesa come semplice manufatto. E lo fa rivolgendosi prima ad un arazzo quattrocentesco la cui tapisserie si trasforma in un pannello interattivo, (L’Offrande du Coeur) e, successivamente, attraverso la rielaborazione in chiave creativa delle sperimentazioni scientifiche (Il Cervello nella Vasca). All’interno di quest’ultimo lavoro rientra anche Transire, un video che indaga le alterazioni dell’individuo rispetto all’ordinario stato di coscienza. Giuliana Cunéaz concepisce l’opera d’arte come una sfida, un attraversamento, o, ancora, come un porsi al limite della coscienza.
Nel progetto Officine pastello (1999-2002) che comprende BiostoryRiti sciamanici e Discoteca, l’artista va alla ricerca dei laboratori di emozioni – officine pastello, appunto – tesi a sollecitare la sfera della percezione sensoriale attraverso la sperimentazione di sé e degli altri nell’ambito di un contesto comunque artefatto o creato artificialmente.
In questo ambito rientrano anche i video e le immagini fotografiche che fanno parte dei Riti Sciamanici dove lo sciamano è il tramite per vivere un’esperienza collettiva di carattere tribale. Ma anche lui viene colto nella sua fase performativa davanti agli astanti eliminando qualunque elemento di carattere documentaristico.
Nel 2003 Giuliana Cunéaz realizza Terrains Vagues, un’importante videoinstallazione sul concetto stesso dell’identità. Attraverso un lavoro nato in collaborazione con i cittadini berlinesi, l’artista riflette sul rapporto esistente tra la natura fisica del luogo e il sentire dell’uomo. Non più, dunque, il rapporto tra il corpo immaginato e la mente o la necessità di realizzare laboratori delle emozioni, ma un’estensione dell’io all’interno di una prospettiva di ricerca dove Giuliana Cunéaz sviluppa un percorso sempre al limite, mai del tutto coincidente con il reale. Non a caso in un non luogo all’interno della città ciascuno ha seppellito, per poi recuperare, un oggetto a cui era affezionato in modo che la scomparsa e il suo lento riemergere consentano all’oggetto di caricarsi di una nuova valenza segnica.
Anche nel caso di Punkabbestia, sempre del 2003, esposto quell’anno alla Quadriennale, l’artista realizza una videoinstallazione dove le nuove tribù metropolitane di giovani accompagnati dai loro cani diventano gli abitanti di capanne ancestrali e postmoderne allo stesso tempo. Ancora una volta, dunque, l’artista crea un percorso deviante dove il vissuto del luogo diventa la metafora di un percorso emozionale che sfida l’indifferenza. Tutto ciò la condurrà, l’anno successivo, a realizzare Zona Franca, un mondo dove gli abitanti sono collocati sui tetti delle case e in quel luogo di libertà assoluta possono dare libero sfogo alla loro creatività. “Mi piace pensare che gli uomini migrino e occupino un nuovo territorio in modo da creare una nuova forma di convivenza modificando il processo percettivo e relazionale”, spiega l’artista.

Nel 2004 il 3D entra, a pieno titolo, a far parte della sua indagine tanto da diventare elemento di ricerca sia per i video sia per gli schermi dipinti (screen painting). L’acquisizione di uno strumento tecnologico rientra nell’ambito di una ricerca dove l’artista acquisisce gli elementi tratti dal mondo della scienza e della nanoscienza per trasformarli in un paesaggio virtuale che interagisce con i dati naturali. Questo avviene nel video Quantum Vacuum, così come in un altro video del 2005 I Mangiatori di Patate che prende spunto dall’omonimo dipinto di Vincent Van Gogh. Le immagini virtuali in movimento convivono con gli aspetti pittorici negli screen painting Occulta Naturae (2006), The Growing Garden (2007-2008), Photosynthesis (2008) e The God Particle (2009).  Sono, poi, molte le animazioni stereoscopiche 3D come Matter Waves (2010) Neither Snow nor Meteor Showers (2010); Mobilis in Mobili (2011) (in questo caso il video convive con la dimensione plastica) e la serie Zone fuori controllo (2012) di cui fanno parte le Waterproof (2011); Crystal Growth (2012); Magma (2012); Rompere le acque (2012). Attraverso la modellazione 3D, l’artista dilata gli aspetti enigmatici e ambigui delle forme che si presentano come aspetti di un’architettura complessa non priva di evocazioni a strutture primordiali. Migrazione, disgregazione e ricomposizione appaiono caratteristiche intrinseche del suo lavoro. Sono le forme a contenere la memoria e a susseguirsi per dare vita ad un flusso spontaneo che spazia dalle nanostrutture e al macrocosmo, in una vicenda che va incontro a una dimensione altra, racchiusa segretamente nel cuore della materia stessa. Alla contemplazione dell’oggetto si sostituisce la verifica di un’ipotesi che passa attraverso il ribaltamento del significato. Tra il 2018 e il 2020 Giuliana Cunéaz si è dedicata alla realizzazione della videoinstallazione su tre schermi I Cercatori di Luce con la presenza, tra gli altri, della grande attrice spagnola Angela Molina. Si tratta di un’opera di carattere immersivo (ne esiste una versione filmica) con riferimenti che spaziano dalla performance al cinema; dalla danza al teatro. Le figure reali si muovono in un ambiente 3D completamente ricreato dall’artista. I Cercatori di Luce è un lavoro corale dove il paesaggio nanomolecolare diventa lo scenario di azioni tese a modificare il contesto.  L’artista crea in tal modo un grande affresco sul potere rigenerativo della natura attraverso il lento percorso che conduce dalle tenebre alla luce.

Giuliana Cunéaz ha iniziato ad esporre in importanti spazi pubblici e privati italiani e stranieri dall’inizio degli anni novanta. Ha partecipato, tra l’altro, al Festival di Videoformes nel 1991, 1993 e 1996. Nel 1994 ha preso parte alla Biennale di San Paolo in Brasile e nel 1996 alla Obalne Galerie di Pirano in Slovenia. Nel 2002 ha esposto al Museo d’Arte Contemporanea di Bucarest. In Italia ha esposto nel 1995 al Museo Revoltella di Trieste; nel 2000 al Museo Pecci di Prato e alla Torre del Lebbroso di Aosta. Nel 2001 si sono svolte due personali al Castello Ursino di Catania e all’Università La Sapienza di Roma. Nel 2002 ha partecipato a Exit nello spazio della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Nel 2003 si è svolta una sua personale alla Play Gallery di Berlino e, sempre nello stesso anno, ha esposto una sua videoinstallazione nell’ambito del Festival del Cinema Italiano di Annecy e ad Annecy ha rappresentato l’Italia nella mostra Shift che ha coinvolto nove artisti europei. Nel 2004 ha partecipato, nell’ambito della Quadriennale di Roma, ad Anteprima di Torino. Nel 2005, 2008 e 2012 si sono svolte tre personali nello spazio della galleria Gagliardi Art System di Torino. Sempre nel 2008 ha partecipato a Tina B. Festival a Praga e alla terza edizione della Biennale di Siviglia Youniverse. Nel 2009 ha esposto al PAV, Centro d’Arte Contemporanea di Torino, ha realizzato Nanocluster, una scultura monumentale presentata al Museo Archeologico di Aosta e ha partecipato alla collettiva Corpi, Automi Robot al Museo d’Arte di Lugano. Sempre nel 2009 è stata organizzata una sua personale alla galleria Vernon di Praga. Nel 2010 è stata presentata una sua mostra personale a al Temporary Palazzo di Parma e ha esposto alla Nuovissimo Arsenale di Venezia, nell’ambito del progetto Tina B. per la Biennale di Architettura. Nel 2011 è stata invitata alla mostra Principia, Stanze e sostanze delle arti prossime in piazza Duomo a Milano e al Premio Maretti organizzato nella sede del Museo Pecci di Prato. I suoi lavori sono entrati a far parte del progetto LM100 Creative Community Le Méridien Hotels e nel 2012 è stata invitata alla mostra Pelle di Donna, Identità e bellezza tra Arte e Scienza nella sede della Triennale di Milano. Ha, inoltre, preso parte alla 1° Biennale Internazionale Project Daejeon 2012: Energy al Daejon Museum of Art. Nello stesso anno è stata invitata alla rassegna Invideo allo Spazio Oberdan e allo IED di Milano. Nel 2013 ha ideato Forma Fluens, una personale per lo spazio Mazda di Milano. Nello stesso anno ha partecipato al Festival Videoformes a Clermont-Ferrand, al progetto Imagespassages e Imaginascience ad Annecy e al Festival Internazionale dei nuovi media Madatac 5 a Madrid. Ha partecipato, inoltre, alla mostra Wunderkammer. Arte, Natura, Meraviglia ieri e oggi alle Gallerie d’Italia di Milano. Nel 2014 si sono svolte due sue personali, Au coeur de la matière al Castello Gamba di Châtillon e Nature multiple, Le metamorfosi di Giuliana Cunéaz al Museo di Storia Naturale di Verona in occasione del Festival di Arte e Scienza Infinitamente. Sempre nel 2014 ha partecipato alla mostra I Bronzi di Riace. Nostos. Il ritorno al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Nel 2015 ha preso parte alle mostre: Gas Station a La Station Art Contemporain di Nizza; Kaléidoscope al Centre d’Art Contemporain di Lacoux; LandScapes Dialoghi intorno alla terra a Villa Giulia, Verbania; Au rendez-vous des amis alla Fondazione Palazzo Albizzini, Collezione Burri, Città di Castello; …nel Blu dipinto di Blu…da Yves Klein la magia di un colore nell’arte contemporanea, al MACA Museo Arte Contemporanea  Acri.Nel 2016, il Museo Marino Marini di Pistoia ha ospitato una sua mostra personale dal titolo Where is the whale? Nel 2017 ha realizzato una mostra personale dal titolo La grammatica delle forme presso lo studio Museo Francesco Messina di Milano. Nel 2018 ha presentato le sue opere al Museo Riso di Palermo nell’ambito della mostra Modelli immaginari e al Macro Testaccio di Roma in occasione della rassegna Io Sono Qui. Nel 2020 ha partecipato alla Biennale Light Art a Casa del Mantegna di Mantova e ha preso parte alla mostra Assalto al Castello. 14 artisti valdostani conquistano il Gamba proposta al Castello Gamba di Châtillon. Nel 2021 è stata coinvolta nella mostra online organizzata dal museo Pushkin di Mosca in dialogo con la sua collezione permanente 100 ways to live the New Year e si è svolta una sua personale dal titolo Amabie alla Casa della Musica di Grado nell’ambito del Festival Maravee 2021. Sempre nel 2021 ha presentato la sua videoinstallazione I Cercatori di Luce in una mostra personale al Palacinema di Locarno. Nel 2022 il Meet Digital Culture Center di Milano ha presentato la sua personale C’è tanto spazio laggiù in fondo e il suo lavoro è stato inserito nella rassegna Il video rende felici. Videoarte in Italia a Palazzo delle Esposizioni e alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Sempre nel 2022 la Rai ha realizzato un film-documentario dedicato a Giuliana Cunéaz con la regia di Paola Corti. Nel 2023 è stata pubblicata la sua monografia Giuliana Cunéaz. Architettura dell’invisibile (Timia edizioni). Nel 2024 ha partecipato alla mostra Visibile/Invisibile. Tecniche della Meraviglia alla Casa degli Artisti di Milano e la sua opera Quantum Quirks è stata proiettata sulla facciata della Modal gallery School of Digital Arts (SODA) di Manchester. Sempre nel 2024 è stata invitata dal Museo di Scienze Naturali di Brescia per una mostra personale dal titolo Il Processo. Tra le rassegne collettive più prestigiose si segnalano L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale, la prima rassegna italiana dedicata all’IA e Natura Utopia. L’arte tra ecologia riuso e futuro proposta a Palazzo Baldeschi al Corso di Perugia.

Nel 2021 Giuliana Cunéaz con la sua scultura Lo spirito della rosa è entrata a far parte
della collezione Quirinale Contemporaneo.

I suoi lavori sono stati presentati in numerosi Festival video tra cui Videoformes di Clermont-Ferrand, Madatac di Madrid, Invideo di Milano, Festival Internacional de la Imagen a Manizales in Colombia,  Teheran Annual Digital Arts alla Mohsen Gallery di Teheran e al CYFEST 15, Yerevan in Armenia.