TESTI CRITICI SELEZIONATI
Massimo Centini
Le sue fate, che vivono in osmosi con l’ambiente e poi con le istanze mitiche della gente che ne ha celebrato non solo le valenze estetiche, ma soprattutto quelle sacrali, creano riverberi di un mondo nel quale l’impresa creativa dell’artista si configura con toni quasi sciamanici. Giuliana Cunéaz ha in sé la rara capacità di assumere, nel suo fare artistico, non solo elementi segnici e culturali della tradizione magico-religiosa di radice animista, ma di diventarne parte.
La fabula che Giuliana Cunéaz dispone nel dedalo poetico strutturato in un linguaggio maturo e coinvolgente, ci consente di immaginare il lavoro interiore posto dietro la sua ricerca.
Le figure femminili che ha connotato come fate, possono essere considerate trasmutazioni di divinità precristiane: è in questa tensione tra ciò che era divino e oggi è folklore, sta lo snodo cardanico della ricerca dell’artista, che opera mettendo in rilievo la forza del sacro, posta trasversalmente, suggerendo così un ininterrotto legame tra passato e presente.
(da La Fata delle Morene 1990-2014, Gressan, Aosta)