Il progetto site-specific trova ispirazione nella straordinaria collezione di animali tassidermizzati appartenenti alla collezione del museo. Ho voluto modificato radicalmente i criteri classici della museografia e dell’archiviazione creando un’unica installazione all’interno della Project Room con oltre 90 animali di specie diversissime, dai leoni agli scarabei, dai lupi alle farfalle, dalle tigri ai pipistrelli. Si tratta di una sola moltitudine che prende posizione. Colui che li ha sempre oppressi, sfruttati, uccisi, causando danni irreparabili, viene messo sotto processo e questa volta, come ha scritto Jacques Derrida, “l’animale ci guarda e siamo nudi davanti a lui”. L’installazione prevede una visione individuale dove ciascuno appare seduto di fronte alla tribù degli animali vicino a un tablet che ne proietta l’immagine (in fondo alla sala compaiono su un monitor le medesime riprese ingrandite). Lo spettatore diventa così oggetto di osservazione e il suo ritratto viene di volta in volta scansionato in base al punto di vista degli animali, i quali vedono la realtà in maniera differente dalla nostra. I cani e i gatti, per esempio, sono dicromatici, mentre gli uccelli possono vedere l’ultravioletto e le api hanno un’immagine composta della realtà formata da un’infinità di elementi. Attraverso questa azione si attua un ribaltamento: lo spettatore esce dalla sua abituale comfort zone e chi osserva viene a sua volta osservato in base a una visione che non è più univoca o parziale. L’installazione genera responsi: una volta seduti, il nostro volto viene trasmesso su un monitor, rielaborato in base alle molteplici percezioni visive che hanno gli animali da cui scaturiscono ritratti ogni volta differenti”. Siamo scrutati dalla Natura che ci osserva e ci giudica rispetto a un’opera che ci mette a disagio e crea inquietudine: Questo è un lavoro politico dove gli animali rappresentano gli oppressi che, con sguardo indagatore, ci chiedono di riflettere sul nostro agire e sulla nostra arroganza.